Avvicinare profit e non profit con l’obiettivo di sviluppare progetti dal forte impatto sociale, in grado di creare valore aggiunto per entrambi i mondi.
E ancora: fare rete, unire competenze e professionalità per promuovere iniziative concrete a sostegno di alcune tra le fasce più deboli della popolazione, frutto di un nuovo modello di
partnership, più efficace e sostenibile.
Questa l’idea alla base di RJ45, cooperativa sociale nata nel 2014 da un gruppo di professionisti provenienti sia dal profit che dal non profit che si occupa di sviluppare soluzioni in outsourcing per le imprese favorendo l’inserimento lavorativo di persone appartenenti alle categorie protette (legge 68/99).
La convinzione di base è che settore privato e III settore possano lavorare insieme realizzando iniziative in grado di creare impatto sociale e valore economico, producendo vantaggi per entrambi i settori. Insomma, un’idea che supera l’immagine che vede il settore privato gestire attività complesse e redditizie mentre il III settore accanto al pubblico per risolvere problemi sociali.
RJ45 nel giro di pochi anni ha raddoppiato progetti, dipendenti e fatturato, aprendo sedi operative anche in diverse regioni italiane. Tutto questo grazie alla creazione di sinergie,
facendo rete (da qui il nome RJ45, il famosissimo cavo di rete) con il mercato di cui sin da subito ha correttamente interpretato i bisogni di sviluppo e crescita economica, e li ha fatti propri.
Attraverso l’offerta di servizi di medio-alto posizionamento, dal back-office-dataentry al supporto tecnologico passando dal front-office e costumer care, con il principale fine di coniugare gli obiettivi di crescita e competitività dei propri clienti con gli obblighi di assunzione di persone disabili.
In base alla legge infatti, le aziende con più di 14 dipendenti sono tenute ad assumere una quota di lavoratori disabili: invalidi o persone appartenenti a categorie protette. Per ottemperare a questo obbligo le aziende hanno a disposizione diverse alternative: possono assumere direttamente il lavoratore oppure affidare un servizio (tecnicamente “una commessa”) a una cooperativa sociale di tipo B come RJ45 che oltre all’erogazione del servizio si occupa dell’assunzione delle risorse provenienti da categorie protette.
L’intuizione di RJ45, nonché il suo carattere distintivo nel mercato degli inserimenti lavorativi, è stata quella di trasformare l’obbligo di legge in un’opportunità per le aziende: qualità del servizio e inserimento lavorativo di persone disabili non sono concetti opposti ma possono coesistere all’interno di un progetto che avvicina i bisogni del lavoratore alle esigenze aziendali.
Siamo quindi lontani dai tempi – in alcuni ambiti purtroppo ancora attuali – in cui la persona diversamente abile era vista solo come un lavoratore dequalificato e improduttivo. E per
l’azienda assumere una categoria protetta era solo un problema. RJ45 punta a valorizzare le proprie risorse diversamente abili qualificandone le competenze professionali. Un team di figure diverse in grado di offrire anche consulenze e soluzioni evolute in diversi ambiti.
“Per noi l’attenzione per le persone in condizioni di fragilità è pari all’attenzione al cliente, all’efficacia e all’efficienza”, spiega il presidente Daniele Gazzorelli concludendo che “solo sviluppando progetti in grado di avvantaggiare concretamente anche il mercato, tramite soluzioni flessibili, personalizzate e di qualità, è possibile unire sviluppo economico e promozione sociale”.
Con il vantaggio di tutti: le persone, il territorio, le aziende.