Prosegue il nostro viaggio dedicato a come le imprese bresciane hanno affrontato gli scorsi mesi. Alle nostre domande risponde oggi Miriam Cavagna - Responsabile Comunicazione e Marketing di Cavagna Group.
1) Che cosa l’azienda produce in più – o di diverso – rispetto al periodo prima dell’emergenza Covid-19?
Siamo stati tra i pochi che, durante tutto il periodo dell’emergenza, hanno potuto continuare a lavorare ininterrottamente, grazie al fatto che fossimo come codici Ateco inseriti nella filiera dei servizi essenziali legati ai dispositivi medicali e ai prodotti per l’energia. Non parliamo, nel nostro caso, di riconversione ma di potenziamento: abbiamo modificato gli equilibri presenti tra produzione energetica e medicale, a favore della seconda. In un paio di settimane abbiamo aumentato la produzione di dispositivi medicali del + 30%. Parliamo, in particolare, di valvole per l’ossigenoterapia, ovvero dell’ossigeno in bombola utilizzato tipicamente nelle ambulanze, negli ospedali oppure anche a casa per i pazienti che necessitano di ossigeno.
2) In che modo è nata la volontà di effettuare il potenziamento e come si è sviluppata concretamente?
Abbiamo rilevato un forte aumento della domanda, sia in Italia che all’estero, in Europa e negli Stati Uniti. In quanto bresciani, ci siamo sentiti chiamati in causa in prima linea, facendo un atto di responsabilità. A livello interno, è stata istituita una task force che raggruppava il management strategico del gruppo, e abbiamo dato priorità a garantire la sicurezza dei dipendenti, attivandoci anche con una linea broadcast attiva 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, per comunicare costantemente con i nostri collaboratori e rassicurarli. La reattività è stata fondamentale, e ci ha permesso di farci trovare pronti e procedere in modo spedito, riprogrammando le attività e dedicando una parte dell’R&D a velocizzare i processi legati alla produzione dei dispositivi medici.
3) Questo potenziamento è di carattere strutturale o solamente transitorio?
Non essendo stata una riconversione, ma appunto un potenziamento eravamo già presenti sul mercato: il volume dei prodotti sarò deciso in base alle richieste del mercato nel prossimo periodo. Si tratta comunque di un processo a carattere strutturale, che ci ha fatto aprire gli occhi sulla possibilità di innovare questi prodotti. Questa emergenza ci ha messo di fronte problematiche che non avevamo considerato.
4) Può quantificare gli eventuali benefici, derivanti dalla riconversione, in termini di occupazione rispetto a prima dell’emergenza?
Abbiamo effettuato un potenziamento su più turni e specializzato gli operai, oltre ad assumere una decina di nuovi addetti. In generale, sul potenziamento della nostra produzione sono state impegnate circa 150 persone.
5) Ha riscontrato collaborazione nel rapporto con i soggetti esterni, a vario titolo coinvolti nella riconversione (enti autorizzatori, sindacati, ecc.)?
Abbiamo avuto un grande supporto dagli organi sociali, da Confindustria e dai sindacati. Tramite AIB, abbiamo collaborato con Confindustria Dispositivi Medici, effettuando un lavoro all’unisono. Inoltre, abbiamo aderito al progetto “Innova per l’Italia”, accelerando lo sviluppo di una valvola che avevamo già in progetto, per dare informazioni sullo stato delle bombole per l’ossigenoterapia. Voglio infine sottolineare che i nostri dipendenti sono stati straordinari, in particolare nel periodo complicatissimo di marzo e aprile.